Il pensare il digitale sta subendo una nuova rivoluzione attraverso il metaverso.
Il metaverso esisteva già con Second Life, ora però sta diventando sia una logica culturale con una nuova dimensione spaziale, come per esempio il video mapping e il suo immergersi negli spazi, sia una logica di gaming interattivo come ad esempio il famoso Fortnite.
Anche se sino ad ora le aspettative non sono diventate realtà e il metaverso è stato considerato più una moda, in molti si stanno adoperando per creare nuovi campi di applicazione sempre più impattanti. Dobbiamo però partire dal presupposto che una tecnologia è disruptive se esiste un pubblico.
Ma cos’è realmente il Metaverso? Il 60% pensa che sia un universo virtuale, aumentato, parallelo, mentre il 26% crede che sia una fusione tra gaming e mondo reale e il 14% pensa sia solo un videogioco.
In realtà è uno spazio digitale unico dove si possono viverere esperienze virtuali. Il metaverso crea esperienze che uniscono virtuale e reale, luoghi in cui diventano quasi impercettibili le differenze con la realtà. Funziona attraverso tecnologie blockchain e i diversi strumenti del web3, la realtà aumentata, gli NFT e altro.
Anche un museo può essere un metaverso cioè un luogo fisico dove vivere esperienze virtuali attraverso sale di virtual reality, in cui inserire elementi di gamification per rendere più immersiva l’esperienza del visitatore.
Molte attività stanno cominciando ad applicarlo in settori importanti come i rapporti con le PA, la manutenzione, l’assistenza ai clienti ecc. Oppure per gestire l’interazione tra contesti fisici e virtuali, per creare esperienze phygital a 360 gradi. E’ il caso di fiere ed eventi virtuali, showroom e negozi digitalizzati che consentono un’esposizione innovativa di prodotti e servizi, fruibili h24 e da ogni parte del mondo.
La vera evoluzione per le aziende è dunque più incentrata su un’applicazione alla realtà estesa ed aumentata, mentre quella virtuale la si trova prevalentemente nel gaming o nel tech, un ambito esplorato dalle startup. L’estensione virtuale della realtà è infatti la frontiera più interessante in cui si muovono oggi le giovani imprese che intendono superare i limiti della fisicità.
Come quelle che nel settore turistico vogliono creare ambienti virtuali dove poter effettuare prenotazioni, visite e tour con animatori avatar, oppure in ambito sportivo le startup mirate a realizzare arene virtuali per un pubblico molto più esteso.
Un altro tema affine al metaverso sono le AI dove l’elemento fondante resta l’agire, il trovare e sperimentare nuove soluzioni. E infatti l’evoluzione delle intelligenze artificiali sta avvenendo molto rapidamente, accorciando sempre di più il divario tra il lavoro effettuato dall’uomo e quello svolto dalle IA. Le nuove funzioni, introdotte di recente dalle big tech come ad esempio ChatGpt di OpenAI stanno avendo un grande impatto sulle nostre attività aprendo nuovi scenari in ambito aziendale e di business.
Si calcola ormai che nel 2030 il business del metaverso sarà attorno ai circa 75 miliardi di euro, e chi ci sta credendo con investimenti concreti, potrebbe raggiungere in futuro ricavi molto importanti. Naturalmente in questi nuovi ambiti digitali serve anche una precisa regolamentazione ed un nuovo concetto di responsabilità. Siamo infatti difronte a tecnologie molto potenti che possono creare molteplici opportunità laddove però ci siano contesti culturali pronti al cambiamento.
Esiste quindi una sfida culturale che implica accanto ad un investimento tecnologico anche quello educativo, occorre camminare di pari passo, anche se il processo culturale è più di medio lungo periodo.
I campi di applicazione saranno dunque molteplici ma dovranno anche essere accompagnati da una maggiore consapevolezza su potenzialità ed effetti di queste nuove tecnologie.